mercoledì 5 giugno 2013

LE FAMIGLIE: "VIA L'AMIANTO DAL MONDO" SI COMPLICA LA STRADA PER I RISARCIMENTI

Le associazioni delle vittime riunite a Casale, rischiano di veder sfumare gli indennizzi. Appello del Sindaco.
Il rebus dei risarcimenti e la richiesta di bandire l’amianto dal mondo. Il giorno dopo la storica sentenza che ha condannato a diciotto anni il magnate svizzero Stephan Schmidheiny le famiglie delle vittime in Italia, Francia, Belgio, Spagna e dei paesi dell’ America latina (Afeva, Andeva, Abeva, Fedavica e Csa) si sono riunite oggi nella città-simbolo della lotta contro l’amianto: Casale Monferrato. La sentenza Eternit riguarda anche loro. «La gravità della pena corrisponde - dicono - alla condotta criminale pianificata dalla multinazionale Eternit per decenni come ampiamente dimostrato. Il cartello dell’amianto ha continuato a nascondere e mistificare la nocivita’ e la cancerogenità della fibra mortale provocando così malattie e morte a migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori e cittadini ignari del pericolo». 
 L’appello più importante va ai giovani, scandisce Romana Blasotti che ha avuto ben 5 familiari morti d’amianto: «Devono conoscere per pretendere di vivere in serenità in un mondo pulito e giusto e allora ben vengano i 18 anni di condanna purché siano davvero scontati e a chi ha fatto morire i nostri cari togliamo davvero i soldi e impieghiamoli per la bonifica, la ricerca e i risarcimenti». 

Già, i risarcimenti. Che restano a rischio. «Lo Stato ci aiuti a reperire i 30 milioni riconosciuti dalla sentenza» è l’appello del sindaco di Casale Giorgio Demezzi. L’amministrazione aspetta con ansia queste risorse «che - spiega Demezzi - ci servono nel minor tempo possibile. Tanto ancora c’è da fare per rendere il nostro territorio definitivamente libero dall’amianto, anche se Casale Monferrato è all’avanguardia dal punto di vista ambientale». La sentenza di ieri, continua il primo cittadino, «è certamente storica ma non dobbiamo dimenticare che i tumori da amianto hanno una incubazione di circa trent’anni quindi non possiamo parlare di capitolo chiuso». 
I timori serpeggiano anche fra gli avvocati di parte civile. Qualcuno di loro, come Roberto Lamacchia, parla di «situazione drammatica». Il problema nasce della complicata architettura giuridica della sentenza: il reato di omissione di cautele viene assorbito dal disastro ambientale, e questo ha portato ad escludere dal novero delle persone offese l’Inail (15 milioni in primo grado) e l’Inps. 
«Significa - dice Lamacchia - che ottenere i risarcimenti sarà complicatissimo per via dei costi. Per la sola traduzione della sentenza nella lingua dell’imputato ci vogliono 100 mila euro. La procedura richiederà in tutto due milioni. Prima poteva farsene carico l’Inail. Adesso chi ci aiuta?». Bruno Pesce, presidente dell’Associazione dei familiari, chiede che «lo Stato non abbandoni le vittime e le aiuti a dare piena attuazione alla sentenza». 

(fonte: lastampa.it)

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