venerdì 7 giugno 2013

INSIDIA STRADALE: INTERESSANTE SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE

Un ciclista cade a causa di una grata cui mancano due sbarre, la ruota anteriore s'incastra e lo stesso subisce lesioni.

Il Tribunale di Roma gli da ragione nella causa intentata nei confronti del Comune di Genazzano ma già la Corte d'Appello inverte la sentenza e per questo motivo si arriva davanti alla Corte di Cassazione.

La Corte d'appello motiva la propria decisione con il fatto che il difetto della sede stradale sarebbe stato visibile se il soggetto avesse prestato la dovuta attenzione.

Il ciclista, a questo punto, ricorre in Cassazione per veder accolte le proprie doglianze ma è proprio in questa sede che viene confermato il rigetto del suo ricorso.

La Suprema Corte, sezione III civile, con sentenza n° 11946 del 16/05/2013 rigetta il ricorso del ciclista con una interessante interpretazione che va in controtendenza rispetto al passato, sulla base del fatto che non ci sarebbe stata la prova della natura di "insidia". 

In particolare il giudice di legittimità ricorda che il risarcimento danni basato sull'art. 2043 c.c. richiede che sia onere dell'attore fornire la prova dei fatti che sostengono la propria pretesa risarcitoria. Al ricorrente, però, non è bastato dimostrare che alla grata mancassero due sbarre o che la stessa fosse coperta di terriccio poiché i giudici hanno ritenuto che nelle circostanze di tempo e luogo in cui si sono svolti i fatti il ciclista avrebbe avuto la concreta possibilità di accorgersi del pericolo e di evitarlo se solo avesse usato maggiore diligenza nel condurre il mezzo.

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